Versione 15 pag 83

Quando augusto aveva portato a termine il più importante trionfo di Roma dopo la battaglia di Azio, si presentò dal lui un tizio che teneva un corvo sulla mano, il quale aveva insegnato a questo a dire il saluto, pieno di adulazione: “Salve Cesare, vincitore, imperatore!”. Ottaviano, che si interessava di riconciliare a sè gli animi dei cittadini, fu meravigliato dal cortese saluto e comandò di comprarlo per 20mila denari. Quando uscì un po’ per la strada, fu salutato nello stesso modo da un pappagallo e lo comprò per la medesima somma. La maniera di tenta liberalità agitò un popolo calzolaio, che cominciò ad addestrare il suo corvo allo stesso saluto. Ma, poichè l’uccello non rispondeva, esausto dal lavoro e dalla spesa, il padrone era solito dire: “L’attività e il sacrificio sono sprecati”. Un giorno tuttavia, mentre il corvo cominciava a dire il dettato saluto, il calzolaio aspettò Augusto per la strad, pieno di buona speranza. Ma, dopo aver sentito le parole del corvo, l’imperatore, indifferente di tale saluto, rispose: “Mi accontento dei saluti come (quelli) di casa”. Allora il corvo, ricordatosi delle parole che soleva dire il padrone, aggiunse con voce chiara: “L’attività e il sacrificio sono sprecati”. Ammirato da tanto spirito, il Cesare rise e ordinò di comprare l’uccello a tanti denari per quanti nessun altro fino a quel momento aveva comprat. 

1 commenti:

az mi hai battuto sul tempo.. metto anke la mia se volete confrontare:

Avendo Augusto trionfato enormemente a Roma dopo la guerra di Azio, da lui venne un tizio che teneva in mano un corvo e al quale aveva insegnato questo completo saluto di reverenza: "Ave Cesare vittorioso". Ottaviano, al quale interessava rassicurare gli animi dei suoi cittadini, ordinò ai soldati che fosse comprato l'abile uccello per 20 monete. Mentre stava camminando in una piccola via, allo stesso modo fu salutato da un pappagallo, che comprò allo stesso prezzo. Tanta generosità sollecitò un povero calzolaio, che iniziò a instruire il suo corvo a dire lo stesso saluto. Ma, poichè l'uccello non rispondeva, esausto per il lavoro e l'impegno, il padrone soleva dire: "Persi lavoro e fatica". Tuttavia una volta, avendo il corvo cominciato a dire il saluto ripetuto, il calzolaio aspettò Augusto in una via, pieno di buona speranza. Ma, dopo aver ascoltato le parole del corvo, indifferente a tale saluto, l'imperatore rispose: "Ne ho abbastanza di questi saluti". Allora il corvo, memore delle parole che il padrone soleva ripetere, con forte voce aggiunse: "Persi lavoro e fatica". Stupito di tanta arguzia, Cesare rise e ordinò di che fosse comprato l'uccello a tanto quando null'altro aveva mai comprato.

26 novembre 2008 alle ore 17:34  

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